La protesi d’anca è indicata per i pazienti con artrosi avanzata nei quali il trattamento conservativo non ha ottenuto i miglioramenti desiderati.
Si tratta di un procedimento chirurgico nel quale la parte malata dell’articolazione viene sostituita completamente dalle componenti protesiche.
Le protesi d’anca sono formate da tre componenti:
– Componente acetabolare
– Stelo femorale
– Testa femorale, che permette il congiungimento tra le altre due componenti garantendone la nuova articolarità.
É un procedimento che ha l’intento di ristabilire le condizioni iniziali dell’articolazione riducendo di fatto il dolore e restituendo al paziente una corretta mobilità articolare.
L’indicazione deve essere data in maniera individuale, per ciascun paziente esiste il momento corretto per essere sottoposto all’intervento.
Quando l’artrosi riduce la qualità di vita del paziente, se per esempio il paziente non riesce a dormire, smette di svolgere le attività che ama o si sottopone continuamente a terapia anti-infiammatoria per sentire meno dolore, questo è il momento di pensare al trattamento chirurgico.
In linea generale la chirurgia protesica non è una chirurgia d’urgenza, una volta data l’indicazione da parte dell’ortopedico generalmente è il paziente che ne decide il momento in base alla sintomatologia. In tal modo l’intervento potrà essere programmato con tranquillità ed il paziente preparato sia all’intervento chirurgico che alla riabilitazione post operatoria.
Quando mi approccio per la prima volta ad un paziente consigliando l’intervento è abbastanza frequente che questo si senta spaventato e che voglia fare di tutto per evitarlo. Questo atteggiamento è del tutto comprensibile ma è importante sapere che la chirurgia protesica è una chirurgia con un alto tasso di successo e con un altissimo indice di soddisfazione.
Per via anteriore si indica una particolare via d’accesso utilizzata dal chirurgo per realizzare l’intervento.
Nell’intervento per via anteriore verrà eseguita un’incisione sulla faccia anteriore della coscia all’altezza dell’anca. Diversamente dalle altre vie d’accesso con l’incisione anteriore si riesce a realizzare l’intervento per via smussa ossia senza incisioni delle strutture muscolari adiacenti all’articolazione dell’anca.
In tal modo questa tecnica porta ad una serie di vantaggi evidenti:
– Minor danno alle strutture tendinee e muscolari
– Riabilitazione post-operatoria più rapida
– Tempi di ricovero inferiori
– Ridotto dolore post-operatorio
– Maggiore stabilità della protesi
– Ritorno più rapido alle attività quotidiane
Va ricordato tuttavia che non tutti i pazienti sono buoni candidati a questo tipo di accesso in quanto per esempio in caso di obesità o di pazienti molto muscolosi la tecnica potrebbe risultare parecchio indaginosa a causa del piccolo spazio che si ha a disposizione per l’impianto protesico.
Possono essere utilizzate le stesse protesi che vengono usate nelle altre tecniche chirurgiche, nel mio caso tendo ad utilizzare cotili “A doppia mobilità” che forniscono una superficie di appoggio aggiuntiva rispetto a quelli tradizionali. Nelle protesi a doppia mobilità, infatti, la testina posizionata sullo stelo femorale, si articola con un ampia cupola in polietilene, che a sua volta, si articola con una coppa acetabolare in titanio. In questo modo è possibile impiantare teste di grande diametro a parità di diametro della coppa acetabolare, aumentando notevolmente la resistenza alla lussazione a fronte di movimenti più ampi.
Il paziente viene normalmente verticalizzato in prima giornata post-operatoria. Dalla seconda giornata post-operatoria inizia la rieducazione alla deambulazione e allo svolgimento delle attività quotidiane, quali ad esempio, salire e scendere le scale, associata a esercizi isometrici a carico della muscolatura glutea e della coscia. A partire dalla seconda settimana il paziente potrà iniziare la fisioterapia di potenziamento muscolare.
Generalmente dopo 6 settimane il paziente è in grado di deambulare liberalmente senza ausilio di bastoni canadesi ed è in grado di guidare.
Ovviamente i tempi di recupero dipendono da vari fattori che possono andare dalla gravità della patologia all’età del paziente e dalle sue condizioni generali. Tuttavia è stato notato che laddove l’intervento venga realizzato per via anteriore, i tempi di recupero del paziente risultano più rapidi con un più rapido ritorno alla qualità di vita ottimale.
Le complicanze più frequentemente descritte dopo intervento di protesi d’anca sono la trombosi venosa profonda e la lussazione della protesi.
Nel caso di trombosi venosa profonda la prevenzione si basa su:
– Uso di calze elastiche bilateralmente
– Deambulazione precoce
– Mobilizzazione precoce dell’arto
La via anteriore garantisce da un lato un recupero più rapido e un più veloce ritorno ad una corretta deambulazione e dall’altro una maggiore stabilità legata alla conservazione della muscolatura e, nel nostro caso, all’utilizzo di cotile a doppia mobilità il che si traduce in un ridotto rischio di lussazione.
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